Per quel che mi riguarda, e lo dico senza snobismo, la tv potrebbe anche estinguersi come i mammut: non ne sentirei la mancanza. Con l'unica differenza che per i mammut mi dispiace di più.
Anche perché le due o tre trasmissioni che salverei vanno in onda ad orari impossibili: come ad esempio FIGU – Album di terrestri notevoli, un programma di Alessandro Robecchi e Peter Freeman, che va in onda dal 12 ottobre 2009, su Rai Tre, alle ore 9.10. Alle 9 e 10 del mattino, sì.Approfitto dell'intimità di questo blog per dichiarare il mio amore ad Alessandro Robecchi, per come scrive e per quello che scrive.
E, se lo conoscessi di persona, forse anche per altro. Ne sono sicura.
E, se lo conoscessi di persona, forse anche per altro. Ne sono sicura.
7 commenti:
Dopo una fase di snobismo "mediatico", in cui leggevo solo libri di un certo livello e non accedevo nemmeno per sbaglio la tv, sto attraversando un periodo di qualunquismo "mediatico", in cui leggo di tutto (più o meno, non esageriamo) e guardo diversi programmi in tv.
La trasmissione di cui parli, però, non potrò mai guardarla perché, come sai, dalle 9 alle 10 del mattino sono in ufficio.
A questo rimedia il provvido Robecchi che sul suo sito (clicca sul FIGU del mio post) ha messo il video della puntata: sono solo 5 minuti, che puoi anche usare come pausa caffè e sigaretta. Non mi dirai che nel tuo ufficio non ti concedono uno straccio di pausa, eh? ;p
O comunque puoi vederlo fuori dall'orario di lavoro.
Comunque, cara Appma, devo dire che mi stai riportando alla mente tutti quei momenti che avevo completamente scotomizzato e che fanno la differenza tra avere una figlia di meno di due anni e uno di più di sette.
Alla tua epoca, anch'io credo di aver letto veramente di tutto, perfino i romanzi rosa della mondadori. E in tv non perdevo nemmeno un episodio di Una mamma per amica o Dharma e Greg o Will e Grace...pensa te.
Ma davvero non c'è snobismo in me: anzi, credo che uno abbia bisogno tanto di piatti da gourmet, tanto di vaccatine brufologene.
E c'è sempre il momento giusto per gli uni o per le altre.
No, i romanzi rosa della mondadori proprio no, però sono d'accordo: si ha bisogno di tutto un po', anche perché per "criticare" qualsiasi cosa (un libro, un film, una trasmissione) bisogna conoscerla.
Sì, certo, ma non solo: anzi a volte per me è stato proprio il contrario. E' stata la necessità di sospendere il giudizio, di lasciarsi andare e leggere così, per default, perché la maggior parte delle energie erano impegnate altrove.
All'epoca leggevo con maggior interesse un manuale sull'alimentazione del bambino o mi documentavo sui vaccini o ero impegnata a costruirmi una linea di condotta a metà tra Asha Phillips e Bruno Bettelheim, per avere spazio per letture ludiche.
Devo dire che i romanzi rosa li ho letti anche con una curiosità professionale: per un momento ho pensato di scriverne.
Il plot è sempre lo stesso e se ne leggi sei o sette ( e non si può leggerne di più, davvero) e hai un minimo di preparazione scrittoria, il resto va da sé. Soprattutto se pensi che queste scrittrici ne vendono a decine di migliaia in tutto il mondo. ;)
e va bene, mi hai strappato una confessione: io, invece, avevo pensato di propormi come traduttrice di questi romanzi rosa, proprio perché se ne traducono tantissimi dall'inglese che è la lingua straniera con cui lavoro. Però non sono mai riuscita a leggerne uno intero. Detto questo, se per assurdo Mondadori mi contattasse, direi subito di sì, perché una cosa è quello che scriviamo, traduciamo o leggiamo per lavoro, altro è quello che traduciamo, leggiamo o scriviamo per diletto. Io, almeno, la penso così.
E sono pienamente d'accordo: anche perché sono tradotti una schifo.
Uhm...fantastico su un sodalizio futuro a sfondo rosa: lei scriveva, l'altra traduceva, facendo euro a palate.
E fu così che scrissero felici e contente.
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