lunedì 9 novembre 2009

Madame Modesta c'est moi!

Non posso fare una recensione de L'arte della gioia: la storia di Modesta è la mia storia.
Non ho ucciso mia madre, non ho amato donne (almeno non fisicamente), non ho subito la galera o il confino per reati politici e, soprattutto, non sono riuscita a diventare principessa.
Ma la mia vita è la stessa sequela di delitti e determinazione, di volontà di affermazione e lunghi sonni, antifascismo profondo e disprezzo per ogni forma di religione, soprattutto se androcentrica.
Con la differenza che la mia storia è molto meno interessante.
Il rapporto che si è instaurato tra me e Modesta durante la lettura è quindi di natura intima e personale, per cui questa pseudorecensione va di diritto su questo blob/g. Parafrasando Patrizia Cavalli, se non leggo di me e non mi ritrovo, succede che mi confondo.

A beneficio pubblico, dirò solo che è un libro che insegna molto sull'essere donne e persone in generale ed è necessario come lo sono i libri di Simone de Beauvoir o quelli della saga di Angelica o di Adrienne Rich.